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Carciofo romanesco

Una varietà morbida e priva di spine, noto per la ricetta tradizionale “alla romana”.

Origine

L’autunno è la stagione della verdura salutare e tra questi un posto d’onore lo meritano sicuramente i carciofi. Ricchi di vitamine e sali minerali sono un vero toccasana per il nostro organismo. Tra le varietà più famose il Carciofo romanesco del Lazio IGP occupa una posizione speciale. La sua coltivazione inizia da dicembre fino a maggio ed è circoscritta ad alcune aree delle province di Viterbo, Roma e Latina. In particolare, comprende i comuni di Montalto di Castro, Canino, Tarquinia, Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Santa Marinella, Campagnano, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Lariano, Sezze, Priverno, Sermoneta, Pontinia. Una varietà unica non solo per il suo sapore particolarmente dolce, ma anche per le peculiari proprietà organolettiche. Senza spine, privo di peluria e le sue foglie “brattee” hanno un colore verde con venature che tendono al violetto. Nell’apposito disciplinare di produzione la denominazione Carciofo romanesco del Lazio IGP corrisponde alla cultivar di carciofo “Cynara scolymus L.” che deriva dalle cultivar “Castellammare” e “Campagnano”.

Cookit

Un ortaggio molto versatile in cucina, perfetto per la preparazione di diverse ricette, soprattutto per il sapore forte e la morbidezza che lo contraddistingue, infatti cuoce in soli quindici minuti circa. Ottimo come contorno abbinato al pesce e ai formaggi, ma il Carciofo romanesco del Lazio IGP è conosciuto per la tradizionale ricetta “alla romana”, farcito con aglio, prezzemolo, mentuccia e cotto in acqua e vino bianco. Se fritto è noto come “carciofo alla Giudia”. Se volete una frittura chic, bagnateli in acqua e limone o in acqua e ghiaccio, in modo che assumano un bel colore dorato quando li friggerete. I carciofi giovani e teneri si possono anche mangiare crudi, tagliati a fettine e conditi con olio, limone e qualche fogliolina di menta, magari accompagnandoli a scaglie di Parmigiano Reggiano.

Lo Sapevi Che

l capolino centrale di questa varietà di carciofo è chiamato “cimarolo” o “mammola”, caratterizzato da una forma sferica, compatta, con diametro superiore a 10 cm ed è privo di spine. Proprio per questo è molto ricercato, per l’assenza di spine, la morbidezza e il sapore forte. Ricco di minerali fra cui il potassio, il magnesio, il calcio, e di cinarina, la sostanza che lo rende amarognolo e che favorisce la digestione. Inoltre è diuretico, depurativo e utile nell’abbassare i livelli di colesterolo nocivo nel sangue. Rispetto ad altri carciofi, nella mammola lo scarto è minimo, perché anche le brattee più esterne (salvo le prime) si possono mangiare una alla volta ‘sbucciando’ il fiore-ortaggio. Esistono molte manifestazioni per promuovere questa specialità, tra queste la Sagra di Ladispoli (RM) e la Sagra di Sezze (LT).

Varietà

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