L’#AgTech e gli #hobbyfarmers di @growtheplanet: il presente digital dell’agricoltura. Con circa 500.000 iscritti tra Italia e estero e quasi 3000 follower su twitter, il “social degli orti” si espande al crescere dei coltivatori amatoriali.
Cresce la popolazione mondiale, crescono le esigenze alimentari e così la necessità di ottimizzare le produzioni di cibo o, addirittura, di produrre il proprio. La tecnologia, che già ha rivoluzionato il lavoro agricolo negli ultimi 60 anni, rendendo la presenza dell’uomo nei campi sempre meno necessaria, sta ora compiendo passi ulteriori, coinvolgendo soprattutto i piccoli produttori. Infatti, oltre a sistemi tecnologici di monitoraggio delle condizioni del terreno (umidità, livello di sostanze utili/dannose per le piante, ecc.) sono sempre di più gli strumenti per migliorare la resa dei terreni, senza impiegarne di nuovi. Un esempio sono i droni, che, almeno in America, a breve dovrebbero cominciare ad essere utilizzati a scopi commerciali, quindi anche per raccogliere dati sullo stato delle coltivazioni, soprattutto quelle di larga scala.
AgTech e gli investimenti nella digital agriculture
Il progresso del digital, come possibile strumento a sostegno della crescente domanda di cibo e, conseguentemente, di una esigenza di sostenibilità, si fa sentire fortemente nell’agricoltura, tanto che gli investitori, Google in primis, si stanno sempre più interessando alle innovazioni di quello che viene ormai definito AgTech. Non si tratta più soltanto di pesticidi, trattori o irrigazione: il modo di coltivare, soprattutto quando coinvolge la produzione di cibo, è in fase di profondo cambiamento.
“The agriculture market is a multi-trillion-dollar behemoth, and also fits into social mindsets of some investors by involving ways to feed the world’s growing population. (…) Farmers are also being called on to produce more food on decreasing amounts of land, according to Baron, who left an energy technology job at Google in 2011. ‘I think information is the next big age for agriculture’ Baron said. ‘It is about farming smarter’.” (IndustryWeek)
Grow the planet: l’agricoltura diventa social
L’informazione, la raccolta e la gestione di dati e, speriamo, anche la condivisione di essi, sono il marchio della nuova agricoltura su larga scala. Ma il digital non è solo per i grandi produttori. L’agricoltura è anche un fatto sociale, gli orti urbani ad esempio, non nascono solo da un desiderio di autoproduzione, ma anche da una necessità, più o meno consapevole, di aggregazione. Nelle metropoli, la coltivazione di un orto “di palazzo” o “di quartiere” è, infatti, occasione di incontro e condivisione. Proprio l’aspetto di sharing è ciò che crea la connessione anche con il mondo digital: non a caso, esistono siti, app e social interamente dedicati a coltivatori amatoriali, volti a creare comunità attorno alla coltivazione e consumazione dei prodotti.
Un esempio tutto italiano di questa condivisione è Grow the Planet, un social network aperto nel 2012 e “dedicato a chi ama il cibo buono e sano, a chi ha l’orto o a chi semplicemente vuole imparare, in modo semplice e divertente, come coltivare un po’ di quel che mangia”, come si trova scritto sul sito. Grow the Planet è anche una app, che, sempre attraverso lo sharing, guida, aiuta e consiglia orticoltori alle prime armi, non solo nella coltivazione, ma anche nella preparazione dei prodotti.
Non è solo Expo 2015, dunque, a ricordarci che la sostenibilità è fondamentale per il futuro del pianeta e che connetterci con il cibo che mangiamo porta inevitabilmente anche a creare relazioni, oltre ad accrescere la nostra consapevolezza. Anche il mondo digital si muove in questa direzione, mettendo le sue potenzialità al servizio del food fin dalle sue origini.