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Kalulu: la filiera corta è un nuovo modo di vivere il cibo

Lavorando insieme possiamo cambiare il nostro modo di vivere il cibo promuovendo un sistema che sia più giusto e più pulito.

Stiamo vivendo un momento d’oro per il food, diventato trending topic su tutti i canali social, nuovo focus per investitori e startupper. Expo 2015, l’evento dell’anno per il nostro Paese, per la valorizzazione delle nostre imprese e anche e soprattutto del nostro cibo, spinge l’attenzione nel riconoscimento del rapporto tech e food e nella riscoperta dei prodotti del nostro territorio. Kalulu è un prodotto che ha come focus la filiera corta e i gruppi d’acquisto con l’obiettivo di valorizzare alimenti e produzione artigianale, riscoprendo un bisogno diffuso soprattutto nelle metropoli. In particolare in città come Roma e Milano la necessità di acquistare prodotti sani di cui si conosce la provenienza è sempre più una necessità. Partendo da questi concetti chiave chiediamo ad uno dei fondatori Emanuel Sabene.

Come nasce Kalulu e quali sono i suoi numeri oggi?

L’idea nasce esattamente il 13 Aprile del 2008, giorno in cui mi sono trovato a seguire una puntata di Report dal titolo “Buon Appetito!” nella quale veniva rappresentata duramente la logica distorta che porta sulla tavola il cibo che consumiamo tutti i giorni.

Di fronte allo scenario che veniva raccontato, c’era una risposta possibile: aggregare la domanda per accorciare la filiera fino ad eliminare tutti gli intermediari, usare la tecnologia del web unita all’esperienza dei gruppi di acquisto (dei quali facevo parte) per rendere possibile il ritorno alla tradizione antica del contadino che porta i propri prodotti in città per venderli direttamente. Quella sera, sui titoli di coda di Report, è iniziato tutto. Ci sono voluti anni per trovare i mezzi necessari ed i giusti compagni di viaggio, ma oggi siamo qui. Io e i miei soci, Giorgio e Domenico, crediamo fermamente che l’unica garanzia di un cibo davvero sano, sostenibile ed equo (per tutti) venga dal rapporto diretto tra chi produce e chi consuma, senza frigoriferi, magazzini, imballaggi, camion e mercanti. C’è voluto tanto per far nascere kalulu, dal 2008 al 2014. E abbiamo fatto tutto con le nostre forze e la nostra determinazione, senza aiuti, sovvenzioni, finanziamenti, padrini.

Oggi i numeri raccontano il potenziale di questa idea. In soli 6 mesi di attività abbiamo sorpassato la quota di 13.000 utenti registrati, che consente ai nostri produttori locali di distribuire oltre 6 tonnellate di prodotti al mese. Siamo attivi su Roma e Milano, dove abbiamo lavorato con impegno per creare un modello scalabile e replicabile. Molto presto inizieremo le nostre attività su altre città, in Italia e fuori dal territorio nazionale.

Quali sono i vostri rapporti con i produttori, come li selezionate e controllate i loro prodotti?

Kalulu è una piattaforma aperta e l’iscrizione dei produttori è libera e gratuita. Quello che fa il nostro staff è verificare attentamente la veridicità di tutte le informazioni riportate dal produttore prima di pubblicare ogni pagina. Visitiamo personalmente i nostri produttori e siamo i primi ad assaggiare quello che producono, ma la migliore garanzia la offrono i nostri consumatori, sempre attenti nel commentare ogni consegna. Il nostro staff raccoglie continuamente tutti i commenti e li gestisce opportunamente. Kalulu non conosce parzialità: sono gli utenti a selezionare i produttori grazie ai loro feedback e alle loro scelte.

kalulu prodotto

La crisi ferrea che sta investendo il nostro Paese e il mondo intero è innegabile. In che modo Kalulu contribuisce ad abbattere i costi?

La risposta è semplice: eliminando l’intermediazione e abbattendo le spese dovute a logistica e trasporto. Da studi recenti, l’80% del costo finale dei prodotti acquistati nella grande distribuzione è dovuto a intermediazione e logistica: solo il 20% è destinato al produttore, che spesso si vede imposto il prezzo al quale vendere – “altrimenti compriamo da un altro”, gli dicono i buyers. Se questo mercato malato ha deciso di abbassare la qualità per fare più posto possibile ai margini degli intermediari – a scapito di tutti noi che poi quelle cose le portiamo in tavola – la nostra missione è proprio quella di rovesciare questa logica. Kalulu offre al piccolo produttore la possibilità di raggiungere una clientela compatta e omogenea nell’ambito del proprio territorio: su kalulu è il produttore che decide liberamente il prezzo consegnando direttamente ai propri clienti, ed è l’utente che sceglie consapevolmente da chi comprare.

C’è un aspetto ben nascosto nella filiera dell’agroalimentare convenzionale, e sono le esternalità – ovvero tutti quei costi che non sono immediatamente visibili sul prodotto ma che ricadono sulla collettività. Ti faccio un esempio: sai che un pomodoro viaggia mediamente – dal luogo di produzione al banco del supermercato – per 354 km? Sai che -solo per il trasporto- in questo tragitto produce tanta CO2 quanto pesa? Per darti un’idea di cosa significa, immagina che ogni insalata di pomodori che porti in tavola è sufficiente a saturare di CO2 e altre sostanze poco simpatiche la tua sala da pranzo. L’esternalità in questo caso è che tu stai pagando un pomodoro 0.49 centesimi al kg, ma senza saperlo stai producendo emissioni nocive e sprecando risorse, favorendo il riscaldamento globale e gravando sulle spalle della collettività in termini di utilizzo di infrastrutture, inquinamento, costi di bonifica e purtroppo sanitari – costi che finiranno di pagare (forse) i figli dei tuoi figli.

La filiera corta di kalulu – ma noi, come ci insegna Carlo Petrini, preferiamo definirla “filiera certa” – rende i produttori di nuovo protagonisti del mercato abbattendo allo stesso tempo le esternalità fino a ridurle quasi a zero.

Quali sono i feedback che ricevete in merito agli incontri tra produttori e consumatori?

La risposta dei nostri utenti va al di là di tutte le nostre aspettative. I consumatori sono entusiasti, i produttori sono entusiasti: oggi abbiamo una statistica sul gradimento delle consegne in cui i feedback positivi superano il 98%. Altro che social, i nostri migliori testimonial sono i nostri utenti, il loro passaparola fisico contribuisce in maniera determinante all’allargamento del circolo virtuoso di kalulu.

Quali saranno i prossimi step, ad esempio dal punto di vista del mobile commerce. Avete progetti in tal senso?

Certamente. Noi veniamo tutti dal mondo della tecnologia e abbiamo un bagaglio di esperienze e know-how difficile da trovare in una startup mediterranea: è la tecnologia a costituire il nostro vero punto di forza. Kalulu implementa un framework completo per la disintermediazione geolocalizzata; già oggi più del 50% delle nostre transazioni arrivano da mobile e tutta la logica applicativa è  fortemente location-aware. Tra non molto rilasceremo la nostra app che aggiunge nuove funzionalità push e un engine migliorato,  feature di community lato utente e un potente crm “tascabile” per i nostri produttori.

La vera sfida tecnologica, al di là dei paroloni tecnici che rimangono solo un mezzo, è di mantenere le cose semplici, chiare ed immediate per i nostri utenti ed i nostri produttori: utilizzare kalulu sarà sempre facile ed alla portata di tutti.

Pensate che Expo 2015 possa essere un’occasione per valorizzare e offrire visibilità a prodotti come il vostro?

Abbiamo ricevuto diverse proposte di partnership per l’expo che stiamo valutando attentamente. Per noi si tratta di una vetrina importante e sappiamo di avere tutte le carte in regola per fare bella mostra di quello che facciamo e dei risultati positivi che possiamo ottenere con la diffusione del nostro modello. In questo senso siamo più che determinati nel fare sinergia con tutti i soggetti – piccoli e grandi – che promuovono i principi di tutela del territorio e della produzione tipica, di riduzione dell’impatto ambientale e di innovazione al servizio della sostenibilità: lavorando insieme possiamo cambiare il nostro modo di vivere il cibo promuovendo un sistema che sia più giusto e più pulito.

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